Verrà presto promossa sul territorio dal Circolo PD di Oristano una petizione per chiedere al Governo regionale che vengano impugnate davanti alla Corte Costituzionale le parti della legge 23 luglio 2009, n. 99 (articolo 25 e seguenti), che prevedono la possibilità governativa di scelta dei siti per le nuove centrali e per il deposito delle scorie senza intesa con le Regioni destinatarie. Di seguito il testo.
NO AL RITORNO AL NUCLEARE
TROPPO COSTOSO, INSICURO E IMPOSTO PER DECRETO
SI’ ALLE RINNOVABILI E ALL’ EFFICIENZA ENERGETICA
PER UNA SARDEGNA VERDE
Il governo Berlusconi vuole imporre per decreto il ritorno al nucleare. Ha approvato un decreto che toglie ogni ruolo alla Regioni e agli Enti locali dei territori coinvolti e prevede che le centrali possano essere realizzate contro il loro parere. Gli impianti sarebbero equiparati ad istallazioni militari e le informazioni sul loro funzionamento inaccessibili ai cittadini. L’energia nucleare è una fonte energetica più costosa di altre e non ha risolto i problemi dello smaltimento delle scorie. Utilizza l’uranio, una fonte sempre più scarsa che ci mantiene dipendenti da altri paesi produttori. Un progetto vecchio in partenza che, se avviato, non vedrebbe la luce prima di dieci anni, quando il resto del mondo avrà già investito in soluzioni più moderne e costose. L’Europa ha scelto di puntare su rinnovabili ed efficienza energetica e di ridurre le emissioni “ad effetto serra”, che stanno provocando un cambiamento climatico insopportabile per gli equilibri del pianeta. Le principali economie del mondo già stanno annunciando impegni di riduzione ancora più ambiziosi e l’Europa in questo caso è già pronta ad arrivare al 30%. La Regione di Cappellacci ha una politica energetica poco innovativa, ed è subalterna ad un governo nazionale che rischia di dirottare sul nucleare le risorse economiche che invece andrebbero destinate alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica. Il PD di Oristano, facendo riferimento alla mozione presentata dal Centro Sinistra in Consiglio Regionale (approvata all’unanimità), all’interrogazione del gruppo parlamentare del PD, alla mozione del gruppo consiliare di Oristano (Comune denuclearizzato), alle iniziative proposte in altre Regioni (petizione popolare promossa dal Gruppo Consiliare PD della Lombardia). Chiediamo quindi che il Governo regionale, così come altre cinque Regioni a statuto ordinario (Toscana, Piemonte, Calabria, Liguria, Emilia Romagna), impugni davanti alla Corte Costituzionale le parti della legge 23 luglio 2009, n. 99 (articolo 25 e seguenti), che prevedono la possibilità governativa di scelta dei siti per le nuove centrali e per il deposito delle scorie senza intesa con le Regioni.
lunedì 28 dicembre 2009
mercoledì 16 dicembre 2009
Microcitemico: impostazione preliminare del lavoro della Rete dei Circoli
Con la delibera n. 42/17 del 15.9.2009 l’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale, On Liori, ha proposto che alcune strutture ospedaliere possano essere scorporate dalle rispettive ASL per costituirle in nuove aziende ospedaliere autonome. Tra le varie proposte al dichiarato fine di migliorare i servizi e di ottimizzare l'utilizzo delle risorse umane ed economiche del sistema sanitario regionale, si propone l’accorpamento dell’ospedale Microcitemico di Cagliari con l’Azienda Ospedaliera Brotzu: “per favorire lo sviluppo di un polo integrato di ostetricia e ginecologia e pediatria di grandissimo livello scientifico e assistenziale ma soprattutto di estrema completezza funzionale ed operativa”. Tale decisione nascerebbe dall’esigenza, inoltre, di “creare un unicum ospedaliero caratterizzato da una forte vicinanza fisica, con grandi vantaggi per i pazienti ma soprattutto contrassegnato da servizi che sono assolutamente complementari: dal pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Brotzu ai servizi superspecialistici del Microcitemico, dalla ginecologia di quest’ultimo, con gli altissimi livelli nella diagnosi prenatale e nelle tecniche di gravidanza assistita, alle forti potenzialità nel settore del reparto di Ostetricia dell’azienda ospedaliera, senz’altro in grado di completare nella maniera più opportuna l’iter dei servizi assistenziali offerti dal piccolo ma prestigioso ospedale cagliaritano”. Questa complementarità consentirebbe inoltre nel tempo una “maggiore economicità di gestione tramite una progressiva ottimizzazione delle funzioni che oggi sono sovrapponibili nei due distinti presidi”. La delibera, sottolinea infine, “l’altissimo livello scientifico del Microcitemico e che la sua tradizionale propensione alla ricerca, acclarata a livello internazionale, non potrà che giovare alla crescita di analoga attività di ricerca applicata del Brotzu, peraltro già di buon livello sotto il profilo qualitativo ma ancora sprovvista di quella diffusione hospital-wide che sarebbe auspicabile”.
Al progetto di fusione, contenuto in una legge approvata ad agosto 2009 (la numero 3) che intende “ottimizzare e razionalizzare” il sistema sanitario regionale hanno fatto seguito nelle successive settimane le dichiarazioni dei commissari della Asl 8, Emilio Simeone, e del Brotzu, Tonino Garau alle cui mani verrà affidato il progetto di trasferire i reparti di cardiologia pediatrica, pediatria, ed il centro per l'autismo dal Brotzu al Microcitemico che rafforzerebbe così il suo ruolo di centro di eccellenza in campo pediatrico, mentre il Brotzu, grazie a un piano di investimenti da 30 milioni di euro e a nuove assunzioni di medici e infermieri, punterebbe al ruolo di ospedale di alta specializzazione su trapianti, chirurgie ed emergenze.
Le idee dei due commissari cozzano però con gli obiettivi posti dalla succitata delibera, a giudicare almeno dalle dichiarazioni rese alla stampa: «Ci auguriamo che l'azienda mista, che li gestisce, si porti via i settori che si occupano di ricerca perché ha senso che noi garantiamo solo servizi. Non voglio cacciare nessuno, sia chiaro, e so che ci sono problemi di locali che oggi a Monserrato non ci sono. Ma non ha senso che un'azienda sanitaria gestisca la ricerca e la politica deve aiutarci a risolvere questo problema» ha dichiarato Tonino Garau, mentre Simeone ha prontamente fatto sapere che «Non è mio interesse creare problemi, ma è chiaro che siccome il Microcitemico ha pochi posti letto ed il Brotzu molti, gli infermieri del Microcitemico che verranno da noi dovranno lavorare con i nostri carichi di lavoro, cioè di più. E non sarebbe nemmeno giusto che solo il nostro personale, che in questi anni ha dato l'anima, continuasse a saltare ferie e riposi e altri lavorassero meno», aggiungendo: «Questo ospedale è stato abbandonato per anni: non ha ricevuto fondi né personale e se ha potuto garantire l'eccellenza per cui è nato è stato grazie alla straordinaria abnegazione, allo spirito di sacrificio e ai salti mortali del personale». Il centrodestra, che nella scorsa legislatura ha condotto battaglie feroci, conosce bene le esigenze ed è per questo che - ricorda Garau - «è pronto un investimento da 30 milioni di euro per rifare sale operatorie in vari reparti, per acquistare una Tac a 128 strati, per comprare strumenti per la cardiochirurgia e per fare lavori importanti sull'impiantistica. Presto consegnerò il progetto all'assessorato alla Sanità».
E’ subito apparso chiaro come i progetti annunciati nascondano in realtà ben altre mire nei confronti di una realtà, quella del Microcitemico, che rappresenta il punto di riferimento internazionale per lo studio e la cura delle patologie correlate alla Thalassemia, e si colloca anche tra i principali centri europei per il contributo apportato alla diagnosi e cura delle malattie genetiche e di patologie rare, rappresentando un caso si eccellenza in termini di capacità di innovazione.
E’ nota la necessità, descritta nel piano aziendale del Brotzu del 2007, di reperire spazi per la creazione del Polo ad Alta Intensità di Cura (PAIC). Tale piano prevedeva, “vista l’impossibilità di incrementare la superficie ai piani […] di espellere dal corpo dell’edificio principale quelle attività omogenee, sufficientemente autonome, che possono trovare altrove più consona collocazione ed il cui trasferimento consente: di ottimizzare le funzioni, i collegamenti, i costi di gestione e di liberare aree utili al programma di potenziamento delle attività strategiche all’interno della struttura principale. La necessità di non bloccare le attività e di non andare a detrimento dei livelli di servizio dell’ospedale impone la necessità di disporre di un volano in cui ospitare la Azienda Ospedaliera Brotzu”.
Per tale motivo era stato previsto un “nuovo corpo di fabbrica sviluppato su 5 livelli – due interrati e tre fuori terra – con pianta rettangolare di circa 65x43m per una superficie a piano di 2.800 mq. Lo studio dei percorsi sia esterni che interni aveva portato ad individuare l’area idonea per la realizzazione del nuovo volume sul lato Est della struttura principale, attualmente destinata a parcheggio. Infatti, questa area è facilmente accessibile sia dall’ingresso di Piazzale Ricchi sia dall’ingresso di via Jenner, facilitando così i percorsi dell’emergenza”.
E’ noto a tutti coloro che almeno una volta negli ultimi due anni si sono recati all’Ospedale Brotzu che tale edificio non esiste ed i lavori per la sua realizzazione non sono mai iniziati!
Altrettando noti sono invece i lavori di ampliamento che si stanno concludendo al Microcitemico, e che sono nati con l’obiettivo di rafforzare la sua funzione di riferimento regionale non solo per la microcitemia, o per le malattie genetiche e rare, ma anche per tutte le patologie pediatriche e per la diagnosi prenatale. Nel Microcitemico ampliato troverebbero una confortevole e razionale sistemazione i reparti pediatrici attualmente in attività, che verrebbero integrati con la Chirurgia Pediatrica. Gli spazi sono appositamente studiati per il confort tenendo conto della necessità dei piccoli pazienti di svolgere l’attività scolastica e di gioco. E chiaro che tali locali sono il vero punto di interesse dell’operazione in corso. L’idea che l’Assessorato porta avanti non è originale, è da tempo infatti che si discute della creazione di una Cittadella Sanitaria nell’area dove ora sorgono gli Ospadali Brotzu, Businco e Microcitemico e dove potrebbe essere creato un polo dove curare i malati ed incrementare l’attività di ricerca, che ospiti magari anche la nuova radioterapia (quanto mai utile in Sardegna).
Riteniamo tale riforma (anche se non abbiamo sufficienti elementi per giudicare compiutamente l'operazione), positiva se si prevede il potenziamento dell'alta specializzazione e la razionalizzazione delle risorse senza depotenziamento del servizio, e ne siamo d'accordo, se sarà davvero così.
In attesa di conoscere meglio gli obiettivi che l’Assessorato alla Sanità intende perseguire nei confronti del Microcitemico, e che saranno meglio definiti all’interno disegno di legge per il riordino della Sanità sarda che tra breve vedrà la luce, rimangono a nostro avviso dei punti fermi ai quali non si può fare eccezione:
la salvaguardia del personale (di tutti i livelli) con esperienza decennale, il cui trasferimento in realtà diverse porterebbe solo alla perdita della competenza maturata con evidente danno per i servizi;
l’inutilità in un ottica di risparmio e razionalizzazione della creazione di nuove e costose sovrastrutture, con relativo aumento dei direttori generali, sanitari e amministrativi;
la salvaguardia dell’attività di ricerca al fianco dell’attività assistenziale grazie alla quale il Microcitemico ha saputo guadagnarsi negli anni il riconoscimento di Centro di eccellenza unico in campo europeo nell'ambito della cura e della ricerca sulle Microcitemie e di primaria importanza nell'oncologia pediatrica.
Il rispetto degli impegni presi nell’assegnazione dei locali di ampliamento del Microcitemico.
Al progetto di fusione, contenuto in una legge approvata ad agosto 2009 (la numero 3) che intende “ottimizzare e razionalizzare” il sistema sanitario regionale hanno fatto seguito nelle successive settimane le dichiarazioni dei commissari della Asl 8, Emilio Simeone, e del Brotzu, Tonino Garau alle cui mani verrà affidato il progetto di trasferire i reparti di cardiologia pediatrica, pediatria, ed il centro per l'autismo dal Brotzu al Microcitemico che rafforzerebbe così il suo ruolo di centro di eccellenza in campo pediatrico, mentre il Brotzu, grazie a un piano di investimenti da 30 milioni di euro e a nuove assunzioni di medici e infermieri, punterebbe al ruolo di ospedale di alta specializzazione su trapianti, chirurgie ed emergenze.
Le idee dei due commissari cozzano però con gli obiettivi posti dalla succitata delibera, a giudicare almeno dalle dichiarazioni rese alla stampa: «Ci auguriamo che l'azienda mista, che li gestisce, si porti via i settori che si occupano di ricerca perché ha senso che noi garantiamo solo servizi. Non voglio cacciare nessuno, sia chiaro, e so che ci sono problemi di locali che oggi a Monserrato non ci sono. Ma non ha senso che un'azienda sanitaria gestisca la ricerca e la politica deve aiutarci a risolvere questo problema» ha dichiarato Tonino Garau, mentre Simeone ha prontamente fatto sapere che «Non è mio interesse creare problemi, ma è chiaro che siccome il Microcitemico ha pochi posti letto ed il Brotzu molti, gli infermieri del Microcitemico che verranno da noi dovranno lavorare con i nostri carichi di lavoro, cioè di più. E non sarebbe nemmeno giusto che solo il nostro personale, che in questi anni ha dato l'anima, continuasse a saltare ferie e riposi e altri lavorassero meno», aggiungendo: «Questo ospedale è stato abbandonato per anni: non ha ricevuto fondi né personale e se ha potuto garantire l'eccellenza per cui è nato è stato grazie alla straordinaria abnegazione, allo spirito di sacrificio e ai salti mortali del personale». Il centrodestra, che nella scorsa legislatura ha condotto battaglie feroci, conosce bene le esigenze ed è per questo che - ricorda Garau - «è pronto un investimento da 30 milioni di euro per rifare sale operatorie in vari reparti, per acquistare una Tac a 128 strati, per comprare strumenti per la cardiochirurgia e per fare lavori importanti sull'impiantistica. Presto consegnerò il progetto all'assessorato alla Sanità».
E’ subito apparso chiaro come i progetti annunciati nascondano in realtà ben altre mire nei confronti di una realtà, quella del Microcitemico, che rappresenta il punto di riferimento internazionale per lo studio e la cura delle patologie correlate alla Thalassemia, e si colloca anche tra i principali centri europei per il contributo apportato alla diagnosi e cura delle malattie genetiche e di patologie rare, rappresentando un caso si eccellenza in termini di capacità di innovazione.
E’ nota la necessità, descritta nel piano aziendale del Brotzu del 2007, di reperire spazi per la creazione del Polo ad Alta Intensità di Cura (PAIC). Tale piano prevedeva, “vista l’impossibilità di incrementare la superficie ai piani […] di espellere dal corpo dell’edificio principale quelle attività omogenee, sufficientemente autonome, che possono trovare altrove più consona collocazione ed il cui trasferimento consente: di ottimizzare le funzioni, i collegamenti, i costi di gestione e di liberare aree utili al programma di potenziamento delle attività strategiche all’interno della struttura principale. La necessità di non bloccare le attività e di non andare a detrimento dei livelli di servizio dell’ospedale impone la necessità di disporre di un volano in cui ospitare la Azienda Ospedaliera Brotzu”.
Per tale motivo era stato previsto un “nuovo corpo di fabbrica sviluppato su 5 livelli – due interrati e tre fuori terra – con pianta rettangolare di circa 65x43m per una superficie a piano di 2.800 mq. Lo studio dei percorsi sia esterni che interni aveva portato ad individuare l’area idonea per la realizzazione del nuovo volume sul lato Est della struttura principale, attualmente destinata a parcheggio. Infatti, questa area è facilmente accessibile sia dall’ingresso di Piazzale Ricchi sia dall’ingresso di via Jenner, facilitando così i percorsi dell’emergenza”.
E’ noto a tutti coloro che almeno una volta negli ultimi due anni si sono recati all’Ospedale Brotzu che tale edificio non esiste ed i lavori per la sua realizzazione non sono mai iniziati!
Altrettando noti sono invece i lavori di ampliamento che si stanno concludendo al Microcitemico, e che sono nati con l’obiettivo di rafforzare la sua funzione di riferimento regionale non solo per la microcitemia, o per le malattie genetiche e rare, ma anche per tutte le patologie pediatriche e per la diagnosi prenatale. Nel Microcitemico ampliato troverebbero una confortevole e razionale sistemazione i reparti pediatrici attualmente in attività, che verrebbero integrati con la Chirurgia Pediatrica. Gli spazi sono appositamente studiati per il confort tenendo conto della necessità dei piccoli pazienti di svolgere l’attività scolastica e di gioco. E chiaro che tali locali sono il vero punto di interesse dell’operazione in corso. L’idea che l’Assessorato porta avanti non è originale, è da tempo infatti che si discute della creazione di una Cittadella Sanitaria nell’area dove ora sorgono gli Ospadali Brotzu, Businco e Microcitemico e dove potrebbe essere creato un polo dove curare i malati ed incrementare l’attività di ricerca, che ospiti magari anche la nuova radioterapia (quanto mai utile in Sardegna).
Riteniamo tale riforma (anche se non abbiamo sufficienti elementi per giudicare compiutamente l'operazione), positiva se si prevede il potenziamento dell'alta specializzazione e la razionalizzazione delle risorse senza depotenziamento del servizio, e ne siamo d'accordo, se sarà davvero così.
In attesa di conoscere meglio gli obiettivi che l’Assessorato alla Sanità intende perseguire nei confronti del Microcitemico, e che saranno meglio definiti all’interno disegno di legge per il riordino della Sanità sarda che tra breve vedrà la luce, rimangono a nostro avviso dei punti fermi ai quali non si può fare eccezione:
la salvaguardia del personale (di tutti i livelli) con esperienza decennale, il cui trasferimento in realtà diverse porterebbe solo alla perdita della competenza maturata con evidente danno per i servizi;
l’inutilità in un ottica di risparmio e razionalizzazione della creazione di nuove e costose sovrastrutture, con relativo aumento dei direttori generali, sanitari e amministrativi;
la salvaguardia dell’attività di ricerca al fianco dell’attività assistenziale grazie alla quale il Microcitemico ha saputo guadagnarsi negli anni il riconoscimento di Centro di eccellenza unico in campo europeo nell'ambito della cura e della ricerca sulle Microcitemie e di primaria importanza nell'oncologia pediatrica.
Il rispetto degli impegni presi nell’assegnazione dei locali di ampliamento del Microcitemico.
lunedì 14 dicembre 2009
Sintesi proposta su acqua pubblica
Dall'incontro di Oristano di sabato 12 dicembre, di seguito il documento di sintesi sulle proposte per l'acqua pubblica.
La recente approvazione del decreto 135/09 proposto dal Ministro Ronchi sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia. Il Governo impone per decreto che i cittadini e gli Enti Locali vengano espropriati di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua, per consegnarlo nelle mani dei privati e dei capitali finanziari. Ciò avviene sotto il falso pretesto di uniformare la gestione dei servizi pubblici locali alle richieste della Commissione Europa, mentre di fatto non esiste alcun obbligo, e in più le modifiche introdotte per sopprimere la gestione “in house” contrastano con i principi della giurisprudenza europea. Nonostante sia oramai sotto gli occhi di tutti che le gestioni del servizio idrico affidate in questi ultimi anni a soggetti privati, sperimentate in alcune Provincie Italiane o a livello europeo abbiano prodotto esclusivamente innalzamento delle tariffe, diminuzione degli investimenti e un aumento costante dei consumi, si continua a sostenere che mercato e privati siano sinonimi di efficienza e riduzioni dei costi. Il documento che porta la firma del ministro ex An, all’articolo 15 prevede che la quota societaria pubblica nella gestione dei servizi scenda addirittura sotto il 30%. Insomma una manna dal cielo per le società private che da anni sono particolarmente impegnate ad acquisire fette importanti del mercato dell’oro blu.
In questi giorni è cresciuta nella società la consapevolezza che consegnare l’acqua al mercato significa mettere a rischio la democrazia. Nonostante questa mobilitazione della società civile e degli stessi Enti locali, il Governo ha imposto il voto di fiducia e non accoglie le richieste e le preoccupazioni espresse anche da molti Sindaci di amministrazioni governate da maggioranze di differenti colori politici. Molteplici sono stati i casi in cui la privatizzazione del servizio ha prodotto inefficienza e aumenti delle tariffe.
Vale la pena ricordare quanto successo nel Lazio con il caso Acqualatina: la scarsità delle risorse idriche e i costi in aumento della gestione delle forniture hanno spinto molti comuni laziali (38) ad affidarsi ad Acqualatina, Società privata guidata dal colosso Francese Veolia Waters. Gli effetti di questa gestione sono stati a dir poco devastanti: aumenti di bollette dal 50% fino al 3000% causati dal totale riversamento sull’utente finale, oltreché che dei consumi, dei costi di depurazione, potabilizzazione e captazione. La Società ovviamente, per mere ragioni di natura economica, considera morosi i cittadini che non hanno retto il peso degli aumenti e non riescono a pagare le bollette, predisponendo le sospensioni dell’erogazione in caso di insolvenza. La popolazione si è organizzata e si è difesa versando solo la parte della bolletta relativa all'amministrazione pubblica e chiedendo di poter pagare solo il consumo. Nel frattempo, per vicende legate proprio alla gestione dell’erogazione del servizio, i manager di Acqualatina sono stati incriminati per associazione per delinquere, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata per erogazioni pubbliche insieme a qualche politico locale. Insomma, la storia di Acqualatina dimostra in modo emblematico come l’acqua non possa finire nelle mani di chi ha come fine l’utile o il dividendo. I cittadini devono pretendere dal pubblico e dallo Stato la gestione efficiente del ciclo dell’acqua.
Particolarmente spinosa appare la questione regionale Sarda dove Abbanoa dalla sua nascita ad oggi ha accumulato solo debiti ed inefficienze. Bollette pazze, acqua che va e che viene, Comuni creditori decisi a passare subito all’incasso. Oggi i debiti della Società nei confronti dei Comuni si aggira attorno ai 101 milioni, pari al capitale sociale iniziale della Società stessa. Le inefficienze poi, hanno riguardato gravi disfunzioni nel servizio: a Badesi i reflui hanno rischiato di finire in mare ed è dovuto intervenire il nucleo ecologico dei Carabinieri; a Golfo Aranci si è lamentata una prolungata assenza dei tecnici di Abbanoa; a Tortoli sono mancati controlli sulla potabilità; a Stintino il Sindaco ha emesso un’ordinanza con la quale intendeva “licenziare” Abbanoa per restituire l’acqua agli utenti; tanti Comuni hanno visto le tariffe al mc raddoppiare in seguito all’introduzione della tariffa unica. Se prima infatti un comune che efficientemente garantiva un monitoraggio delle infrastrutture poteva vantare meno sprechi e quindi tariffe più abbordabili, ora con il livellamento delle tariffe, si è andati incontro a degli aumenti che non hanno tenuto conto delle iniziali situazioni di partenza molto differenti fra loro. In Sardegna difendere l'acqua pubblica vuol dire chiedere che Abbanoa sia sottratta agli appetiti lottizzatori delle forze politiche, messa in condizione di lavorare al meglio e controllata attraverso rigidi criteri di efficienza e trasparenza.
Chiediamo che il PD si impegni a tutti i livelli per promuovere iniziative sul tema, proponendo soluzioni simili a quella intrapresa dalla Regione Puglia che, nella giornata di martedì 20 ottobre, con una delibera di Giunta Regionale, ha sancito l’avvio della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, definendo l’acqua un "bene comune e un diritto umano universale" e il servizio idrico come "servizio di interesse regionale privo di rilevanza economica" e nel contempo decidendo di impugnare presso la Corte Costituzionale il provvedimento legislativo in quanto lesivo delle prerogative assegnate dalla Costituzione alle Regioni.
Chiediamo che in ogni Consiglio Comunale i consiglieri del PD propongano la delibera che alleghiamo in pdf in cui si chiede di:
- riconoscere anche nel proprio Statuto Comunale il Diritto umano all'acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;
- confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà;
- riconoscere anche nel proprio Statuto Comunale che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgas n. 267/2000.
1. puoi scaricare questa sintesi in pdf cliccando qui
2. per scaricare la proposta di delibera da portare nei consigli comunali
clicca qui
La recente approvazione del decreto 135/09 proposto dal Ministro Ronchi sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia. Il Governo impone per decreto che i cittadini e gli Enti Locali vengano espropriati di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua, per consegnarlo nelle mani dei privati e dei capitali finanziari. Ciò avviene sotto il falso pretesto di uniformare la gestione dei servizi pubblici locali alle richieste della Commissione Europa, mentre di fatto non esiste alcun obbligo, e in più le modifiche introdotte per sopprimere la gestione “in house” contrastano con i principi della giurisprudenza europea. Nonostante sia oramai sotto gli occhi di tutti che le gestioni del servizio idrico affidate in questi ultimi anni a soggetti privati, sperimentate in alcune Provincie Italiane o a livello europeo abbiano prodotto esclusivamente innalzamento delle tariffe, diminuzione degli investimenti e un aumento costante dei consumi, si continua a sostenere che mercato e privati siano sinonimi di efficienza e riduzioni dei costi. Il documento che porta la firma del ministro ex An, all’articolo 15 prevede che la quota societaria pubblica nella gestione dei servizi scenda addirittura sotto il 30%. Insomma una manna dal cielo per le società private che da anni sono particolarmente impegnate ad acquisire fette importanti del mercato dell’oro blu.
In questi giorni è cresciuta nella società la consapevolezza che consegnare l’acqua al mercato significa mettere a rischio la democrazia. Nonostante questa mobilitazione della società civile e degli stessi Enti locali, il Governo ha imposto il voto di fiducia e non accoglie le richieste e le preoccupazioni espresse anche da molti Sindaci di amministrazioni governate da maggioranze di differenti colori politici. Molteplici sono stati i casi in cui la privatizzazione del servizio ha prodotto inefficienza e aumenti delle tariffe.
Vale la pena ricordare quanto successo nel Lazio con il caso Acqualatina: la scarsità delle risorse idriche e i costi in aumento della gestione delle forniture hanno spinto molti comuni laziali (38) ad affidarsi ad Acqualatina, Società privata guidata dal colosso Francese Veolia Waters. Gli effetti di questa gestione sono stati a dir poco devastanti: aumenti di bollette dal 50% fino al 3000% causati dal totale riversamento sull’utente finale, oltreché che dei consumi, dei costi di depurazione, potabilizzazione e captazione. La Società ovviamente, per mere ragioni di natura economica, considera morosi i cittadini che non hanno retto il peso degli aumenti e non riescono a pagare le bollette, predisponendo le sospensioni dell’erogazione in caso di insolvenza. La popolazione si è organizzata e si è difesa versando solo la parte della bolletta relativa all'amministrazione pubblica e chiedendo di poter pagare solo il consumo. Nel frattempo, per vicende legate proprio alla gestione dell’erogazione del servizio, i manager di Acqualatina sono stati incriminati per associazione per delinquere, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata per erogazioni pubbliche insieme a qualche politico locale. Insomma, la storia di Acqualatina dimostra in modo emblematico come l’acqua non possa finire nelle mani di chi ha come fine l’utile o il dividendo. I cittadini devono pretendere dal pubblico e dallo Stato la gestione efficiente del ciclo dell’acqua.
Particolarmente spinosa appare la questione regionale Sarda dove Abbanoa dalla sua nascita ad oggi ha accumulato solo debiti ed inefficienze. Bollette pazze, acqua che va e che viene, Comuni creditori decisi a passare subito all’incasso. Oggi i debiti della Società nei confronti dei Comuni si aggira attorno ai 101 milioni, pari al capitale sociale iniziale della Società stessa. Le inefficienze poi, hanno riguardato gravi disfunzioni nel servizio: a Badesi i reflui hanno rischiato di finire in mare ed è dovuto intervenire il nucleo ecologico dei Carabinieri; a Golfo Aranci si è lamentata una prolungata assenza dei tecnici di Abbanoa; a Tortoli sono mancati controlli sulla potabilità; a Stintino il Sindaco ha emesso un’ordinanza con la quale intendeva “licenziare” Abbanoa per restituire l’acqua agli utenti; tanti Comuni hanno visto le tariffe al mc raddoppiare in seguito all’introduzione della tariffa unica. Se prima infatti un comune che efficientemente garantiva un monitoraggio delle infrastrutture poteva vantare meno sprechi e quindi tariffe più abbordabili, ora con il livellamento delle tariffe, si è andati incontro a degli aumenti che non hanno tenuto conto delle iniziali situazioni di partenza molto differenti fra loro. In Sardegna difendere l'acqua pubblica vuol dire chiedere che Abbanoa sia sottratta agli appetiti lottizzatori delle forze politiche, messa in condizione di lavorare al meglio e controllata attraverso rigidi criteri di efficienza e trasparenza.
Chiediamo che il PD si impegni a tutti i livelli per promuovere iniziative sul tema, proponendo soluzioni simili a quella intrapresa dalla Regione Puglia che, nella giornata di martedì 20 ottobre, con una delibera di Giunta Regionale, ha sancito l’avvio della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, definendo l’acqua un "bene comune e un diritto umano universale" e il servizio idrico come "servizio di interesse regionale privo di rilevanza economica" e nel contempo decidendo di impugnare presso la Corte Costituzionale il provvedimento legislativo in quanto lesivo delle prerogative assegnate dalla Costituzione alle Regioni.
Chiediamo che in ogni Consiglio Comunale i consiglieri del PD propongano la delibera che alleghiamo in pdf in cui si chiede di:
- riconoscere anche nel proprio Statuto Comunale il Diritto umano all'acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;
- confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà;
- riconoscere anche nel proprio Statuto Comunale che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgas n. 267/2000.
1. puoi scaricare questa sintesi in pdf cliccando qui
2. per scaricare la proposta di delibera da portare nei consigli comunali
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domenica 13 dicembre 2009
Sintesi incontro di Oristano e bozza di calendario eventi 2010
Il 12 dicembre a Oristano, presso la sede PD di via Canepa, si è tenuto l’incontro della Rete dei Circoli. La partecipazione è stata buona, soprattutto da parte di iscritti e simpatizzanti che non avevano ancora preso parte alle nostre attività e nonostante le varie iniziative sul territorio regionale collegate a Mille Piazze per l’alternativa. Come da punto 4 del programma, si è proceduto ad elaborare una bozza di calendario delle iniziative che organizzeremo a partire da gennaio 2010, concordando sul fatto che queste dovranno coinvolgere soprattutto elettori e simpatizzanti, non essere collegate a nessuna mozione e tenersi in modalità itinerante, toccando quindi, di volta in volta, tutte le principali città delle Sardegna. Di seguito la bozza di calendario con i temi per i quali è emersa una prima urgenza di trattazione, da discutere e integrare nei vari Circoli.
1) Nucleare e energie rinnovabili
2) Nuovo piano paesaggistico della Regione Sardegna
3) La riforma sanitaria in Sardegna (focus sul Microcitemico di Cagliari)
4) Federalismo e Statuto Sardo
5) Imprese in Sardegna e tutela del lavoro
6) Formazione e Scuola come risposta alla crisi
7) Giustizia e legalità
8) Le politiche sociali per lo sviluppo della Sardegna
9) I giovani e la partecipazione politica
Visti l'attualità del tema, l’urgenza di definire una proposta operativa e il legame del problema con un territorio specifico, si ritiene opportuno inaugurare il calendario 2010 a Oristano con un’iniziativa legata al nucleare e alle energie rinnovabili.
Nel corso del dibattito è emersa anche la necessità di costituire, preventivamente ad ogni iniziativa, un gruppo di lavoro aperto che avrà il compito di elaborare una proposta concreta e operativa su ogni tema specifico, coinvolgendo anche studiosi/professionisti/esperti del settore specifico, e che si adopererà anche per la parte logistica e promozionale. Questa proposta verrà poi esposta ai partecipanti nel corso dell'incontro di riferimento e inviata alla Segreteria regionale. Una volta ricevuti i vostri commenti alla presente sintesi e allegato si passerà alla stesura definitiva del calendario e alla costituzione volontaria dei gruppi di lavoro.
Attendiamo riscontri!
1) Nucleare e energie rinnovabili
2) Nuovo piano paesaggistico della Regione Sardegna
3) La riforma sanitaria in Sardegna (focus sul Microcitemico di Cagliari)
4) Federalismo e Statuto Sardo
5) Imprese in Sardegna e tutela del lavoro
6) Formazione e Scuola come risposta alla crisi
7) Giustizia e legalità
8) Le politiche sociali per lo sviluppo della Sardegna
9) I giovani e la partecipazione politica
Visti l'attualità del tema, l’urgenza di definire una proposta operativa e il legame del problema con un territorio specifico, si ritiene opportuno inaugurare il calendario 2010 a Oristano con un’iniziativa legata al nucleare e alle energie rinnovabili.
Nel corso del dibattito è emersa anche la necessità di costituire, preventivamente ad ogni iniziativa, un gruppo di lavoro aperto che avrà il compito di elaborare una proposta concreta e operativa su ogni tema specifico, coinvolgendo anche studiosi/professionisti/esperti del settore specifico, e che si adopererà anche per la parte logistica e promozionale. Questa proposta verrà poi esposta ai partecipanti nel corso dell'incontro di riferimento e inviata alla Segreteria regionale. Una volta ricevuti i vostri commenti alla presente sintesi e allegato si passerà alla stesura definitiva del calendario e alla costituzione volontaria dei gruppi di lavoro.
Attendiamo riscontri!
mercoledì 9 dicembre 2009
Il Circolo di Villasor approva il documento di Serrenti
Il circolo di Villasor, riunitosi in data Venerdì 4 Dicembre 2009, ha discusso ed approvato tutti i punti del documento di sintesi dell'assemblea tenutasi a Serrenti il 21 Novembre scorso. Ci si è in particolare soffermati sul punto 4, teso alla modifica del criterio della residenza per l'iscrizione ai circoli, registrando un largo consenso tra i presenti per una liberalizzazione delle iscrizioni in senso ampio, al fine di non disperdere e/o valorizzare meglio quel prezioso capitale di energie e di conoscenze che in un contesto forzato, innaturale o di difficile accessibilità andrebbe a perdersi o quantomeno risulterebbe non correttamente valorizzato. L'assemblea ritiene inoltre che il documento, grazie all'ottimo metodo di lavoro con cui esso è stato elaborato, costituisce valido materiale di discussione che la Commissione Statuto del Partito Democratico Sardo potrebbe auspicabilmente fare suo in tutte quelle questioni attinenti il rapporto tra i Circoli ed il Partito.
lunedì 7 dicembre 2009
Appuntamento sabato 12 dicembre ad Oristano
Il prossimo incontro della Rete dei Circoli avrà luogo a Oristano sabato 12 dicembre alle ore 15 presso il Circolo PD di via Canepa, in concomitanza della due giorni di manifestazione “Mille Piazze per l’alternativa” organizzata dal Partito Democratico. L’incontro, che prosegue nell’obiettivo di allargare le attività della Rete dei Circoli a tutto il territorio regionale e concretizzare l’interazione e la collaborazione tra i presidi del PD e la popolazione per elaborare proposte concrete su temi vicini alle problematiche della Sardegna, sarà improntato sul tema “ACQUA PUBBLICA” e vedrà l’alternarsi di interventi e di un dibattito allargato a tutti i presenti che confluiranno, poi, nella stesura di un documento di sintesi progettuale da far pervenire alla Segreteria Regionale perché possa prenderne spunto e concretizzarla. Al termine dell’incontro, previsto per le ore 18, scenderemo tutti assieme in piazza a manifestare.
Di seguito l’agenda dei lavori:
Ore 15.00 Breve presentazione dell’iniziativa “Rete dei Circoli”
Ore 15.10 Interventi sul tema “Acqua pubblica in Sardegna”
Ore 16.30 Discussione aperta sul tema “Acqua pubblica in Sardegna”
Ore 17.30 Per una progettualità diffusa: proposte per un’agenda di iniziative tematiche nei territori (spunti introduttivi e discussione aperta)
Ore 18.00 Chiusura lavori e partecipazione alla manifestazione “Mille Piazze per l’alternativa” in piazza Roma a Oristano.
Gli interventi di presentazione dureranno massimo 10 min. Gli interventi liberi avranno una durata massima di 5 min per dare la parola al maggior numero di persone. Chi volesse intervenire è pregato di comunicarlo via email (lista stabilita secondo il criterio dell'ordine di arrivo). Per garantire la massima partecipazione all'evento è sempre necessario che ognuno di noi faccia promozione dell'incontro non solo verso gli iscritti e simpatizzanti del PD ma anche verso amici, conoscenti, compaesani/concittadini, ecc., per cui cerchiamo di diffondere via email, facebook, telefono, ecc. ecc.
Per ottimizzare l'organizzazione dell'incontro si prega di inviare conferma di partecipazione via email.
Di seguito l’agenda dei lavori:
Ore 15.00 Breve presentazione dell’iniziativa “Rete dei Circoli”
Ore 15.10 Interventi sul tema “Acqua pubblica in Sardegna”
Ore 16.30 Discussione aperta sul tema “Acqua pubblica in Sardegna”
Ore 17.30 Per una progettualità diffusa: proposte per un’agenda di iniziative tematiche nei territori (spunti introduttivi e discussione aperta)
Ore 18.00 Chiusura lavori e partecipazione alla manifestazione “Mille Piazze per l’alternativa” in piazza Roma a Oristano.
Gli interventi di presentazione dureranno massimo 10 min. Gli interventi liberi avranno una durata massima di 5 min per dare la parola al maggior numero di persone. Chi volesse intervenire è pregato di comunicarlo via email (lista stabilita secondo il criterio dell'ordine di arrivo). Per garantire la massima partecipazione all'evento è sempre necessario che ognuno di noi faccia promozione dell'incontro non solo verso gli iscritti e simpatizzanti del PD ma anche verso amici, conoscenti, compaesani/concittadini, ecc., per cui cerchiamo di diffondere via email, facebook, telefono, ecc. ecc.
Per ottimizzare l'organizzazione dell'incontro si prega di inviare conferma di partecipazione via email.
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